12 Febbraio 2009
Opere di Architettura
“La Tuminera” a Bagnolo Piemonte (1978-1980)
di Gabetti e Isola con Guido Drocco*
Visione parziale dell’opera
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Il dialogo con la cultura locale della pietra di Luserna, già iniziato da tempo da Gabetti e Isola, continua con questo edificio che riunisce in sè la casa, il laboratorio, il negozio di un produttore di formaggi.
A legare i due blocchi edilizi separati, – quello della residenza e quello del caseificio – ed a “smorzarne” le rispettive individualità, è posto un lungo muro di spina in mattoni a vista, elemento di frontiera che divide l’area di accesso al complesso dall’aperta campagna retrostante. Al di qua del diaframma si apre un generoso portico, una sequenza di emergenze volumetriche distinte, definite da montanti lignei e da coperture ad un unico spiovente. Al di là del setto murario, attraversando un ampio portale ed un patio d’ingresso, si accede ai due corpi edilizi principali.
La compattezza del muro inteso come linea di confine – idealmente estensibile nel paesaggio laddove si prolunga, in forma di parete libera, ben oltre il limite dell’impianto del caseificio – si sfrangia in corrispondenza dell’abitazione. Verso questo estremo dell’edificio il deciso segno rettilineo della cortina muraria è contestato dall’ultimo pilastro ligneo del portico ruotato di 45° ed è interrotto da vetrate a tutta altezza che illuminano il soggiorno. Inoltre, il tetto a padiglione della residenza dissimula, completamente, la presenza del muro di spina scavalcandolo per coprire l’intera profondità del portico.
Veduta generale del “La Tuminera”
Ancora una volta, nell’opera di Gabetti e Isola, si instaura quel delicato equilibrio tra l’affermazione di un segno architettonico forte, “autoriale”, e la sua contemporanea negazione attraverso un lessico dell’architettura dei luoghi. Una sorta di dialettica degli opposti ribadita nel portico dove ampie falde di copertura – enfatizzate perchè effettivamente pesanti nell’orditura robusta e nello spesso manto in pietra di Luserna – sono sostenute da snelli supporti lignei: una teoria di pilastri a doppio puntone, in larice grezzo, su cui il tetto litico sembra librarsi, come sospeso, indipendente rispetto agli spazi interesterni che va a ricoprire. L’immagine autonoma e sottolineata del coperto in pietra è accentuata dalla possibilità di leggere il disegno a losanghe del manto non solo a distanza, dall’esterno del portico, ma anche in condizioni ravvicinate, sotto l’intradosso dello sporto di copertura, dove le lastre litiche appoggiano direttamente sui travetti lignei dell’orditura secondaria, senza tavolati interposti.
Dettaglio del manto in lastre litiche
Nella Tuminera la riscoperta delle risorse naturali e dei valori culturali del luogo è evidente. La ricerca di un rapporto stringente tra architettura e visuali panoramiche si esplica nel continuum del muro (percepibile come quinta, o come orizzonte artificiale se visto da lontano) e nella colombaia-belvedere che emerge dal portico coronata da una volteggiante banderuola. L’accettazione dei materiali locali, delle tecnologie esecutive artigianali dal sapore “contadino” è tutta espressa nel portico.
Alfonso Acocella
Note
* Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.