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29 Dicembre 2008

Opere di Architettura

Monastero a Quart (1984-1989)
di Gabetti e Isola con Guido Drocco*

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Il monastero nel contesto paesaggistico

La risposta di Gabetti e Isola alle esigenze della regola claustrale è racchiusa entro un volume architettonico compatto, radicato alle pendici montane sovrastanti Quart, coperto da un generoso tetto aguzzo in pietra a spacco.
Organizzata attorno ad un chiostro centrale, la planimetria di quest’opera litica ricalca la morfologia tradizionale dei monasteri carmelitani. La chiesa e gli altri spazi celebrativi del convento giacciono su di un asse ruotato di 45° rispetto all’orientamento nord-sud del chiostro, elevandosi verso il cielo in un doppio volume, fino alla sommità del complesso segnata da un campanile a vela. Il resto della fabbrica è ad un solo piano, ad eccezione di una parte del braccio verso valle dove l’andamento del declivio permette di ricavare un piano inferiore.
Lo sfalsamento della distribuzione su due livelli è l’occasione per dar vita ad altrettante sequenze di teorie di aperture, dalle forme variate, che scandiscono le figure murarie in pietra rustica dei prospetti. Il rincorrersi, a volte “imperfetto”, delle bucature sottolineate da cornici ad intonaco evoca merlature, o archi di contraffortamento, o feritoie, di improvvisati baluardi; caratteri di una vocazione difensiva che storicamente appartiene ai monasteri alpini, trasformati in rifugi, accampamenti, fortezze a seconda delle necessità.

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Disegno di prospetto e planimetria del convento

La ripresa aggiornata delle tradizioni edilizie della valle e il riverbero dei caratteri ambientali nell’architettura sono evidenti. Il materiale litico lasciato a vista nei bassi muri perimetrali, è uno gneiss locale bruno rossiccio, cavato a pochi metri dal monastero e appena sbozzato. La pietra di Luserna, gneiss lamellare estratto a Bagnolo Piemonte, caratterizza invece il preponderante segno architettonico del tetto, dove lastre lapidee spesse e irregolari dal colore grigio bluastro formano il manto di tenuta all’acqua fissato, con ganci metallici e strato isolante interposto, a solai in laterocemento. L’intonaco attorno alle porte e alle finestre è, al contempo, strumento di rettifica degli spigoli (per la realizzazione di vuoti nella compagine muraria fatta di bozze irregolari) e potente segno espressivo.

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Veduta parziale del monastero

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Le aperture, riquadrate dall’intonaco liscio e bianco, esaltano per contrasto la scabrosità delle murature ordite con massi che scaturiscono direttamente dalla roccia e si fanno architettura per stagliarsi contro il cielo, in un gioco dinamico di falde “smisurate” ricoperte da scaglie di pietra. Manufatto naturalistico isolato in alta montagna, “cima” tra le cime, il monastero di Quart raccorda il suo profilo alle vette del paesaggio alpino circostante.

di Alfonso Acocella

Note
*Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.

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