7 Maggio 2006
Opere di Architettura
Bagni termali a Vals di Peter Zumthor (1994-1996)*
Bagni termali a Vals. L’esterno (foto Alfonso Acocella e Gabriele Lelli)
L’Opera
A Vals, villaggio isolato in una conca valliva dei Grigioni, a oltre 1200 metri di altezza sul livello del mare, sgorga dalla montagna un’acqua terapeutica. In questo contesto, in prossimità di un albergo esistente, Peter Zumthor è chiamato a realizzare un nuovo bagno termale, per rilanciare e valorizzare la presenza della sorgente, assurto – già alla sua apertura – allo status di capolavoro indiscusso dell’architettura contemporanea. Affidiamo alle parole di Peter Zumthor l’enunciazione del tema di progetto dell’opera architettonica:
"La nuova costruzione è un grande volume in pietra, coperto di erba, incastrato nella montagna con cui forma un tutt’uno; un oggetto solitario che si oppone all’integrazione con le strutture esistenti, per lasciare emergere ciò che, in relazione al tema, appariva più importante: esprimere un intenso rapporto con l’energia primigenia e la geologia del paesaggio montuoso, con la sua imponente topografia. Nello sviluppare questa idea, ci faceva piacere pensare che l’edificio potesse trasmettere l’impressione che fosse più vecchio della costruzione che gli sta accanto, una presenza senza tempo nel paesaggio. Montagna, pietra, acqua, costruire in pietra, con la pietra, dentro la montagna, costruire fuori dalla montagna, essere dentro la montagna: il tentativo di dare a questa catena di parole un’interpretazione architettonica ha guidato il progetto e, passo dopo passo, gli ha dato forma."1
Dominato dalla dimensione orizzontale, l’edificio è un grande volume di pietra addossato al pendio, "scavato" all’interno in modo sublime attraverso un continuum spaziale alimentato da cavità diversamente configurate in cui l’architetto ha lavorato soltanto con la luce e l’oscurità, con le qualità specchianti delle vasche per il bagno o la densa opacità dell’aria satura di vapore, con i differenti suoni che l’acqua produce a contatto con la pietra, con le più intime sensazioni provate dal corpo nudo nei rituali del bagno.
Come fosse portata nel duro ventre della montagna la sequenza di "caverne geometriche" è originata da grandi blocchi verticali di pietra attorno ai quali l’acqua sorgiva scorre o si raccoglie; pilastri massivi compatti disposti secondo un ordine spaziale calcolato, percepibile ma mai pienamente comprensibile. E se l’edificio, con la sua immagine esterna di solido monolite, si rivela nella sua realtà di grande "pietra svuotata", anche i pilastri sono cavi e accessibili al loro interno in una serie di luoghi altri, suggestivi ed appartati.
A partire dagli stretti corridoi in penombra dell’ingresso la spazialità delle terme di Vals s’intensifica in un crescendo "dimensionale", "luministico", "prospettico" a produrre una serie di forti effetti sensoriali, passando per piscine d’acqua a diverse temperature, per "sfondamenti" murari aperti verso il paesaggio alpino, vagando per spazi chiusi o intercomunicanti dai nomi evocativi riferiti alle diverse "atmosfere" dell’itinerario termale (quali "pietra che suona", "bagno di fuoco", "blocco dei massaggi", "pietra del sudore"…).
Il tema dello scavo e della intonazione ipogea dell’edificio ha suggerito a Zumthor la realizzazione di tagli calibratissimi operati nel soffitto, laddove le lastre di cemento della copertura si accostano senza toccarsi, quasi si trattasse di incisioni prodotte da un "bisturi" sul corpo volumetrico dell’architettura. Tali fenditure attivano negli ambienti gradazioni e stati cangianti di luce naturale a seconda delle stagioni e delle condizioni climatiche esterne; la luce artificiale gioca, in ore specifiche, il suo ruolo "tecnico" integrativo in modo sempre essenziale ma "attrattivo" dello sguardo. Flussi luministici che piovono dall’alto, radenti alle pareti enfatizzandone le qualità materiche della pietra o che, filtrati da cristalli colorati, aumentano l’aura magica dello spazio termale.
Le superfici parietali interne ed esterne del volume parallelepipedo delle terme sono ordite grazie alla fitta stratificazione uniforme della pietra naturale locale, una quarzite silicea e scistosa – estratta 1000 metri più in alto nella valle – tagliata in lastre sottili o in lunghi masselli di diverse dimensioni (con spessori di 31 o 47 o 63 millimetri e lunghezza che varia dagli 80 centimetri ai 2,5 metri). Si tratta di misure reciprocamente "complementari", studiate per raccordare le pezzature delle pietre alle dimensioni e alle quote di imposta delle aperture e delle scale, senza che si debbano modificare gli spessori dei ricorsi delle lastre lungo tutto lo sviluppo delle superfici parietali.
I muri non sono interamente in pietra poichè gli elementi litici sottili, sovrapposti tra loro, formano un rivestimento esterno a forte spessore (dai 12 ai 15 centimetri) di una ossatura muraria con nucleo interno in calcestruzzo armato. In quello che è stato definito "muro composito di Vals" è stretta la compartecipazione strutturale tra anima concretizia e paramento lapideo: la compagine delle assise di pietra, "murata" a giunti stretti utilizzando uno speciale collante sintetico, fa da cassero per il calcestruzzo armato a cui, alla fine, risulta inscindibilmente incorporata.
La fabbrica è cresciuta per elevazioni murarie successive di circa 80 centimetri, così da evitare sconnessioni delle pietre per effetto della spinta esercitata dalla massa fluida colata all’interno. I singoli elementi litici, intercalati da fughe impercettibili, si presentano alla superficie a vista come sottilissime liste abilmente sfalsate, producendo un inedito disegno contemporaneo del paramento murario, come se si trattasse di un tessuto grigio-verde di vibrante levità.
Ovunque, nell’edificio, sotto un’apparente semplicità si cela una calibratissima concezione dell’architettura muraria attraverso la quale Zumthor ha voluto rafforzare l’aspetto di omogeneità monolitica della struttura, dominata dal principio della stratificazione.
Bagni termali a Vals. L’interno (foto Alfonso Acocella e Gabriele Lelli)
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La pietra scende, poi, dalle pareti, in sostanziale continuità, sul pavimento, dove il modulo degli elementi lapidei si dilata dimensionalmente in larghezza alimentando una scrittura pavimentale impostata su una tessitura ad opus quadratum frequentemente variata ed inscritta in un tema compositivo generale di "avvolgimento spiraliforme", a seguire le cellule spaziali delle vasche termali, o di assialità rettilinee ad individuare i percorsi principali che conducono in esterno, saldandosi alla vasca d’acqua a cielo aperto.
Qui – al pari dell’interno – il ritmo orizzontale della stratificazione parietale prosegue, senza soluzione di continuità, nelle alzate dei gradini che, a contatto con l’acqua, discendono fino al fondo della piscina. Dettagli architettonici quali il "troppo pieno" proseguono, sul piano orizzontale, il racconto seducente della pietra di Vals; le loro "eterogenee" giunzioni impermeabili e i canali in acciaio inox, sono abilmente risolti ed assorbiti dalla vibrante matericità litica affinchè lo sguardo non venga distratto, non percepisca altro che pietra.
Attraverso questa concezione di continuità, di omogeneità, peculiare della cifra stilistica zumthoriana, si può cogliere il carattere più significativo, forse "generativo" – insieme al contributo offerto dalla luce e dallo spazio – dell’aura delle terme di Vals. “L’architettura – precisa il maestro svizzero – è chiamata a sfidare la creazione di un tutt’uno a partire da innumerevoli componenti singole, distinte nella funzione e nella forma, nei materiali e nelle dimensioni. Per gli spigoli e i giunti – i punti in cui le superfici si intersecano e i diversi materiali si incontrano – occorre ideare costruzioni e forme dotate di senso. Con queste forme particolareggiate vengono stabilite le fini misure intermedie all’interno delle proporzioni maggiori dell’edificio. I particolari determinano il ritmo formale, la finezza proporzionale della scala di un edificio.
I dettagli hanno il compito di esprimere ciò che l’idea progettuale di fondo esige in quel determinato punto dell’oggetto: unione o disgiunzione, tensione o leggerezza, attrito, solidità, fragilità (…). I dettagli, quando riescono felicemente non sono una decorazione. Non distraggono, non intrattengono, ma inducono alla comprensione del tutto, alla cui essenza necessariamente appartengono”2.
Alfonso Acocella
Note
(*) Il saggio rieditato è tratto dal volume di Alfonso Acocella,
L’architettura di pietra , Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
1 Peter Zumthor, "Le terme di Vals. Pietra e acqua", Casabella n. 648,1997, p.56.
2 Peter Zumthor, Pensare architettura, Baden, Lars Müller Publishers, 1999, p.16.
17 Dicembre 2006, 21:30
RR
Ciao, ho visto il vostro sito pieno di documentazione.. per una ricerca universitaria stò studiando queste terme, non è che qualcuno di voi può fornirmi piante più approfondite dell’edificio? grazie.