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23 Giugno 2008

Design litico

Pietre Wabi-Sabi

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La vasca Kobe disegnata da Hikaru Mori per PIBA Marmi.

“Nella tradizione del pensiero occidentale le questioni estetiche sono sempre state affrontate come una parte secondaria e accessoria della grande questione etica, unica che impegna l’individuo sulle grandi scelte esistenziali e religiose. L’arte non è che lo specchio visibile della morale, di cui fornisce testimonianza e a cui puntualmente rinvia. La tecnica non è che una vuota pratica costruttiva, che ha valore soltanto per i “contenuti” che la giustificano.
(…) Per il Giappone è vero esattamente l’opposto: la questione morale non è che una piccola parte della grande “questione estetica” della vita. A testimonianza della possibile armonia tra il mondo celeste e quello terreno, la morale dell’uomo giapponese (soprattutto nella tradizione shintoista) si esprime soprattutto nel costruire “bene” il mondo. Questa sorta di equilibrio cosmico non viene cercato nei mega progetti, ma nelle pratiche quotidiane e nei micro sistemi: nella precisione dei rituali domestici, nel rigore delle cerimonie pubbliche e private (…).
Il nostro è uno spazio illuminista e inquieto, limpido e cristallino (…); lo spazio giapponese invece è opaco, sereno, umido come le risaie e i canneti, poggiato su fondamenta galleggianti e guarda la Natura e i suoi cicli come parte della storia. (…) E’ nel design che questo latente “naturalismo” giapponese si rende più visibile; oggetti ibridi, opachi, quasi commestibili…”1.
Con queste parole, in un recente saggio, Andrea Branzi descrive con efficacia un modello filosofico, quello appunto del latente e pervasivo naturalismo che caratterizza la cultura giapponese ed è anche definibile come Wabi-Sabi. Tale approccio estetico nei confronti della realtà, sotteso ad un ben preciso stile di vita, da alcuni anni si è conquistato ampi spazi di apprezzamento nel gusto occidentale, facendosi sempre più strada e mutando profondamente il nostro modo di apprezzare i materiali, di pensare gli oggetti d’uso, di progettare e abitare gli spazi.
Il Wabi-Sabi cerca un equilibrio tra uomo e natura basato sul concetto di intuitività, proponendo un universo formale “morbido” e avvolgente che presuppone una percezione soffusa, sfumata e sfuggente, un mondo rilassante e appartato fatto di oggetti invitanti che chiedono di essere avvicinati, toccati, di entrare in relazione con essi.
Questo modello naturalistico assegna una netta prevalenza alla sfera intima, privata, personale rispetto a quella pubblica ed esalta l’esperienza del quotidiano, rivalutando la bellezza dei riti semplici legati alla dimensione domestica, alla cura dello spirito e del corpo. La pratica di un tale stile di vita presuppone una cultura materiale che stimola l’arricchimento e l’espansione delle esperienze sensoriali visive, tattili, olfattive, sonore2. Le superfici Wabi-Sabi sono così calde, opache, imperfette, screziate, esse si adeguano all’invecchiamento e all’usura dei materiali e la loro espressività si arricchisce con la contaminazione, l’ossidazione, la corrosione.
I materiali Wabi-Sabi sono la pietra, il legno, la ceramica, la carta e i tessuti naturali; i colori sono scuri, terrosi o vulcanici, o chiari come la canapa, i grigi argentei o sbiancati, o le tonalità intermedie della ruggine o del fango.

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Il lavabo Kyoto di Hikaru Mori nel padiglione PIBA al 42° Marmomacc di Verona.

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In questo contesto materico, cromatico e formale si collocano i prototipi di tre elementi per l’ambiente bagno progettati da Hikaru Mori e a breve disponibili nel catalogo PIBA Marmi. La vasca Kobe, il lavabo Kyoto e il piatto doccia Osaka, ideati dalla designer giapponese e realizzati dall’azienda di Chiampo, sono frutto di una concezione tutta contemporanea del prodotto di design, ormai distante dalla civiltà oggettuale nata con l’avvento dell’industrialesimo e totalmente calata nell’ambito di un rinnovato design artigianale di terzo millennio, in cui le alte tecnologie di lavorazione convivono con la sapienza tradizionale del fatto a mano, del pezzo unico fuori serie o della serie limitata, diversificata e, soprattutto, personalizzata3.
La vasca Kobe, dedicata principalmente ad un utilizzo professionale all’interno di SPA o centri benessere, è realizzata in marmo Nero Assoluto con lavorazione rigata sulla superficie esterna e finitura levigata grezza sulle parti interne. Il grande recipiente parallelepipedo è pensato per lasciar tracimare l’acqua che, scorrendo sulle pareti rigate, scende fino a terra dove si raccoglie in una caditoia per essere poi rimandata ad un sistema di ricircolo e depurazione. Le fitte scanalature orizzontali sulla superficie lapidea esterna amplificano l’effetto visivo di caduta dell’elemento liquido, mentre il colore grigio scuro della pietra a contatto con l’acqua diviene nero intenso.
Anche il piano lavabo Kyoto è realizzato in Nero Assoluto con finitura levigata grezza; l’acqua viene dapprima raccolta in un basso catino da cui successivamente tracima per scorrere in forma di velo continuo su di un piano leggermente inclinato, che la convoglia verso uno scarico a scomparsa.
Il piatto doccia Osaka è invece realizzato in Pietra di Fatima color latte; lo scarico dell’acqua avviene attraverso canali laterali che confluiscono al di sotto di una lastra rimuovibile; sul piano di calpestio sono presenti rilievi smussati per il massaggio plantare.
Tutti gli elementi, comunque personalizzabili nelle scelte materiche e nelle dimensioni, sono pensati e realizzati in funzione del loro rapporto privilegiato con l’acqua: essa scorre in continuo movimento sulla loro superficie e diventa parte integrante del loro design. L’elemento liquido si trasforma, da entità eminentemente funzionale diviene presenza emozionale che amplifica la percezione della pietra esaltandone la facies cromatica e tessiturale, invitando alla pratica di rituali d’interazione con l’oggetto o di contemplazione del suo aspetto in una dimensione di benessere globale.
Dalla rilettura contemporanea del patrimonio di oggetti ed ambienti della tradizione termale giapponese a cui chiaramente Hikaru Mori si ispira, nascono così tre nuove presenze per l’ambiente bagno, naturali nella sostanza materica e cromatica, essenziali e rigorose nelle forme, stimolanti nelle superfici lavorate sia con l’ausilio di macchine avanzate che con la magistrale finitura manuale dell’uomo; in Kobe, Kyoto e Osaka la pietra, custode della forza primigenia del mondo, trova un rinnovato connubio Wabi-Sabi con l’acqua purificatrice e rigeneratrice, fonte primaria di vita e di riconciliazione fisica e spirituale.

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Piatto doccia Osaka di Hikaru Mori per PIBA Marmi.

BIOGRAFIA HIKARU MORI
Nata a Sapporo in Giappone nel 1964, Hikaru Mori si laurea in architettura nel 1987 presso l’Università Statale di Tokyo Geijytsu Daigaku dove consegue anche, nel 1991, il dottorato di ricerca. Successivamente si trasferisce a Milano per frequentare il corso di specializzazione in architettura d’interni all’Istituto Europeo del Design; nella stessa città intraprende dal 1993 l’attività professionale in proprio, aprendo uno studio e occupandosi parallelamente di architettura e design.
Dal 1997 forma con Maurizio Zito il gruppo ZITO+MORI che opera nel settore della progettazione di opere di architettura, arredo urbano, verde attrezzato e allestimenti.
Hikaru Mori ha disegnato la collezione di lampade Iota per Nemo e per Lucitalia ha progettato Adam, innovativo sistema di piastre multiuso a soffitto in cui possono trovare alloggiamento una serie di servizi e corpi illuminanti di diverse morfologie; tra le sue principali realizzazioni di architettura si ricordano le cantine per l’azienda Feudi di San Gregorio nei pressi di Avellino e la cantina Bisceglia a Potenza4.

di Davide Turrini

Note
1 Andrea Branzi, “Il naturalismo del dopo-Kobe”, Area n. 84, 2006, pp. 22-25.
2 Si veda in proposito Leonard Koren, Wabi-sabi per artisti, designer, poeti e filosofi, Firenze, Ponte alle Grazie, 2002, pp. 92, (tit. or. Wabi-sabi for artists, designers, poets and philosophers, 1994).
3 Si vedano a riguardo le considerazioni contenute in Andrea Branzi, “Un museo diverso”, Interni n. 583, 2007, pp. 49-51.
4 Per le opere di Hikaru Mori si rimanda a: Stefano Casciani, “Se un giorno in primavera un avventore…”, Domus n. 880 – Speciale Convivialità, 2005, pp. 40-51; Maria Cristina Tommasini, “Calligrafia geometrica”, Domus n. 909, 2007, pp. 98-101; Vincenzo Pavan, Tre architetture con la pietra, Chiampo, PIBA Marmi, 2008, pp. 77.

Vai a: PIBA Marmi

Parallelamente alla editazione di questo post la sezione Lithospedia del progetto architetturadipietra.it si arricchisce di una nuova virtual gallery dedicata all’Interior Design. Tale archivio di immagini e schede tecniche nasce come spazio di conoscenza e informazione selezionata rivolto a progettisti e studenti interessati al mondo del design litico contemporaneo.
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